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Un nuovo test sul sangue che valuta l’attivazione dei basofili per la diagnosi delle allergie alimentari
Predire il rischio e la gravità di reazioni se si viene a contatto con determinati cibi grazie a un nuovo test sul sangue, dunque con un prelievo. A parlarne è l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e si tratta di un test di attivazione dei basofili, introdotto nel Laboratorio per le allergie alimentari dell’ospedale, i cui allergologi seguono ogni anno circa 5.000 bambini e ragazzi.
L’ospedale riporta come siano in aumento incidenza e complessità delle allergie alimentari in bambini e ragazzi, ricordando sia le forme emergenti, quali quelle alle farine di insetti, al miele di melata o al latte di capra, sia le forme note, quali quelle alle arachidi, alla frutta a guscio e al latte vaccino. Viene indicato, dal punto di vista numerico, come negli ultimi 10 anni l’allergia alla frutta a guscio (nocciole, anacardi, pistacchi) sia arrivata all’8% dei casi pediatrici (dal 3%), quella alle arachidi sia passata dall’1% al 6%, mentre quella al latte sia stabile (oltre il 15% della casistica), con però un complessità di gestione maggiore data la frequente associazione a reazioni ad altri alimenti, come uova, grano e pesce.
“Una diagnosi tempestiva e la presa in carico specialistica possono fare la differenza nella gestione efficace della malattia allergica riducendo il rischio di complicanze gravi e migliorando la qualità della vita di bambini e famiglie”, afferma Alessandro Fiocchi, responsabile di Allergologia del Bambino Gesù, e rispetto ai tipi di allergia aggiunge: “Quelle all’arachide e al latte rimangono le allergie alimentari più pericolose, in quanto maggiormente associate a reazioni gravi e potenzialmente fatali come l’anafilassi. In Italia, ogni anno purtroppo si registrano tra i 2 e i 4 decessi per allergie alimentari, soprattutto tra i giovani sotto i 20 anni”. In Italia, riporta ancora il Bambino Gesù, in media un bambino su 50 è allergico a uno o più alimenti, in forma grave nel 16% dei casi.
Il test sul sangue
Il test di attivazione dei basofili (BAT test) permette di simulare in laboratorio le reazioni allergiche senza esporre il paziente a rischi, in quanto effettuato in vitro su un campione di sangue, simulando un test di scatenamento in vivo: le cellule della risposta allergica vengono isolate, messe a contatto con l’allergene e incubate; in caso di allergia sulla loro superficie compaiono molecole, che sono rilevabili e che possono essere contate. Il nuovo test integra gli strumenti già disponibili per valutare le allergie alimentari, quali il prick test sulla cute, il dosaggio delle IgE nel sangue, il test di provocazione orale (somministrazione di allergeni sotto la supervisione del medico).
“Grazie a questo nuovo, importante strumento diagnostico possiamo definire con maggiore precisione il profilo di rischio di ciascun bambino e individuare la strategia terapeutica più adeguata, che oggi include l’evitare gli alimenti a cui si è allergici, la desensibilizzazione orale ovvero l’introduzione pilotata dell’alimento, tramite specifici preparati, per innalzare la soglia di tolleranza e, in alcuni casi selezionati, terapie avanzate come il farmaco Omalizumab che mantiene innocue le IgE circolanti nell’organismo”, continua Alessandro Fiocchi, e conclude: “Al Bambino Gesù la ricerca continua e siamo pronti a sperimentare nuove soluzioni terapeutiche, come l’immunoterapia epicutanea, che potrebbe rivoluzionare la gestione delle allergie alimentari nei prossimi anni”.