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SIN e SICP, con l’occasione della giornata dedicata a queste patologie, sottolineano l’importanza di una nutrizione adeguata fin dai primi mesi
Garantire un’alimentazione adeguata ai bimbi con cardiopatie congenite è di vitale importanza. A ribadirlo sono la Società Italiana di Neonatologia (SIN) e la Società Italiana di Cardiologia Pediatrica e delle Cardiopatie Congenite (SICP), in occasione della Giornata Mondiale delle Cardiopatie Congenite (14 febbraio).
Le due società scientifiche riportano come l’incidenza stimata di cardiopatie congenite sia di circa 8 casi ogni 1.000 nati vivi e che un bambino su quattro nato con una cardiopatia congenita ha un difetto critico e necessiterà di un intervento chirurgico o di un trattamento emodinamico entro i primi mesi di vita. E se la maggior parte dei neonati con cardiopatia congenita ha un peso normale per l’età gestazionale alla nascita, un numero non trascurabile di quelli con forme moderate-gravi sviluppa malnutrizione e deficit di crescita nei primi mesi di vita. Questa condizione ha un impatto su sopravvivenza, infezioni ospedaliere, ricoveri prolungati, e sul richiedere interventi chirurgici complicati e ritardati. Inoltre, proseguono SIN e SICP, l’avere un peso ridotto al momento dell’intervento cardio-chirurgico è associato a una mortalità aumentata.
Sottolinea il Presidente della SICP Gabriele Rinelli: “Nei pazienti portatori di cardiopatia congenita che dovranno essere sottoposti nelle prime settimane o nei primi mesi di vita ad intervento cardiochirurgico o procedura di emodinamica interventistica, è di fondamentale importanza una corretta alimentazione per consentire al neonato o lattante di arrivare alla procedura con il maggior peso possibile”.
Malnutrizione e alimentazione
Fra i diversi fattori a cause collegati alla malnutrizione in neonati con cardiopatie congenite (Congenital Heart Disease, CHD), SIN e SICP ricordano: l’aumento del fabbisogno energetico, il ridotto apporto di cibo volontario (per svariate cause collegate alla condizione), il malassorbimento dei nutrienti. Inoltre, ci sono sindromi genetiche associate alla cardiopatia congenita che condizionano la crescita, come per esempio come la Sindrome di Down e la Sindrome di DiGeorge. Data l’impossibilità di stabilire a priori se ci saranno problemi di crescita, perché lo stesso quadro cardiaco può dare curve di crescita differenti in pazienti diversi, le due società indicano che la dieta dovrebbe essere quanto più convenzionale possibile, e che nei neonati a termine emodinamicamente stabili, l’European Society of Paediatric and Neonatal Intensive Care (ESPNIC) raccomanda di iniziare l’alimentazione enterale entro le prime 24 ore dal ricovero.
Spiega Massimo Agosti, Presidente della SIN: “Numerosi studi hanno dimostrato che il latte materno rappresenta l’opzione ottimale per l’avvio dell’alimentazione di tutti i neonati, in particolare quelli fragili o critici, come quelli affetti da CHD. Questo perché favorisce la tolleranza alimentare, sostiene una corretta funzione gastrointestinale e contribuisce alla maturazione del sistema immunitario e alla composizione del microbiota intestinale; aspetti cruciali per i neonati critici, poiché possono ridurre, ad esempio, il rischio di enterocolite necrotizzante preoperatoria”.
Fra le difficoltà per l’allattamento materno in questi neonati viene riportata la separazione madre-bambino, insieme con la difficoltà rappresentata da un ambiente come quello del reparto di Terapia Intensiva Neonatale; importante dunque il supporto alle mamme sulla loro capacità di allattare da parte del personale sanitario.
“Quando il latte materno non è disponibile, il latte umano donato rappresenta un’ottima alternativa, offrendo tutti i benefici dell’allattamento al seno e contribuendo a migliorare la tolleranza alimentare”, aggiunge Daniela Doni, Segretario del Gruppo di Studio di Cardiologia Neonatale della SIN. “È importante che le famiglie e i professionisti della salute siano informati e supportati nel percorso di alimentazione dei neonati, al fine di garantire il miglior inizio possibile per questi piccoli pazienti, tenendo sempre presente la priorità di fornire loro nutrienti essenziali per la crescita e lo sviluppo”.
L’attenzione all’alimentazione continua anche dopo l’intervento cardiochirurgico, con un inizio precoce anche con piccole quantità di latte, per raggiungere in meno tempo gli obiettivi energetici per la crescita e ridurre il rischio di possibili infezioni.