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Di recente, la stampa generalista ha dato ampio risalto alla notizia di un focolaio di morbillo in USA. Si tratta di un evento epidemico in rapida espansione, che ha coinvolto per adesso oltre 220 persone, di cui circa l’80% di età compresa tra 0 e 19 anni. Il 17% ha avuto necessità di ricovero e sono stati registrati due decessi: un bambino di 10 anni e un adulto, ambedue non vaccinati. Gli Stati maggiormente interessati sono Texas e New Mexico.
La stampa generalista ha rivolto molta meno attenzione alla situazione nel nostro Paese riguardo a questa patologia infettiva. Il sistema di sorveglianza nazionale coordinato dal Dipartimento di Malattie Infettive dell’Istituto Superiore di Sanità riporta, nel bollettino di febbraio 2025 (www.epicentro.iss.it/morbillo/bollettino/RM_News_2025_81.pdf), che in Italia – dopo un periodo di bassa incidenza fino ad agosto 2023 – si è avuto un successivo graduale aumento dei casi di morbillo fino a raggiungere un picco di 181 nel mese di aprile 2024.
Il numero di segnalazioni è poi progressivamente diminuito, ma dal mese di novembre 2024 si è registrato un nuovo incremento (70 infezioni segnalate a gennaio 2025). In totale nel 2024 sono stati notificati 1.045 casi di morbillo. Sebbene l’età media sia pari a 30 anni (range: 0 – 73 anni) e oltre la metà (51,7%) abbia un’età compresa tra 15 e 39 anni, l’incidenza più elevata è stata osservata tra 0-4 anni (79,0 casi per milione).
Sono stati segnalati 50 bambini con meno di 1 anno di età (126,9 casi per milione). Il 90% dei casi non era vaccinato al momento del contagio. Oltre un terzo dei pazienti ha riportato almeno una complicanza. In Italia, il ricovero in ospedale è risultato ben più alto che in USA (circa 50%). L’ISS sottolinea che l’Italia si pone tra i dieci Paesi che hanno segnalato il maggior numero di casi di morbillo nella Regione Europea dell’OMS nel 2024.
Inoltre, è al secondo posto per numero di infezioni di morbillo segnalate nei Paesi dell’UE tra dicembre 2023 e novembre 2024. Le cause sono probabilmente legate a diversi fattori, tra cui l’importazione da aree geografiche con elevata circolazione del virus, il tipico andamento ciclico del morbillo e soprattutto coperture vaccinali non adeguate a interromperne la trasmissione. Continuano, infatti, a essere segnalati bambini sotto l’anno, troppo piccoli per essere vaccinati, che pertanto dipendono dall’immunità di popolazione per essere protetti dal morbillo.
Dunque gli obiettivi del Piano nazionale per l’eliminazione del morbillo e della rosolia congenita 2010-2015 (eliminazione del morbillo e della rosolia entro il 2015) evidentemente non sono stati raggiunti, in larga parte in conseguenza di un mancato raggiungimento di una copertura vaccinale ottimale. G. Roberto Burgio, primo direttore di questa rivista, ricordava la necessità da parte di tutti i pediatri – ma in particolare di quelli di famiglia, che hanno maggiori possibilità di educazione alla salute nel loro contatto quotidiano con i genitori anche attraverso i bilanci di salute – di migliorare costantemente la “cultura delle vaccinazioni” nelle famiglie attraverso informazioni corrette e loro promozione attiva come strumento prezioso per la prevenzione di mortalità e morbilità evitabili.
È quanto ribadito dall’attuale Segretario della Salute statunitense
Robert F. Kennedy Jr. – noto per le sue posizioni “no-vax” – che, in seguito all’incremento dei casi di morbillo nel suo Paese, ha affermato “i vaccini non solo proteggono i singoli bambini dal morbillo, ma contribuiscono anche all’immunità della comunità”. Il Pediatra, da sempre impegnato su questo fronte, svilupperà ulteriormente tali tematiche a favore della salute della popolazione pediatrica italiana e non solo.