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La Società Italiana di Pediatria (SIP) ha tracciato una mappa delle disuguaglianze nell’offerta della profilassi con l’anticorpo monoclonale
Accesso alla profilassi con l’anticorpo monoclonale per la prevenzione dell’infezione da Virus Respiratorio Sinciziale (VRS): un diritto variabile a seconda della regione di nascita e residenza. Ad affermarlo la Società Italiana di Pediatria (SIP) che sottolinea come la situazione italiana sia un mosaico per la variabilità da Regione a Regione.
La SIP ha tracciato una mappa di tali disuguaglianze, sul finire della stagione epidemica, lavoro che ha condotto con il supporto delle sue sezioni regionali. “Questa prima stagione di introduzione in Italia dell’anticorpo monoclonale che previene le infezioni respiratorie da VRS (Nirsevimab) conferma quanto temevamo: l’assenza di una strategia nazionale ha prodotto differenze territoriali e, di conseguenza, diseguaglianze nell’accesso alla profilassi”, ha affermato Rino Agostiniani, presidente della SIP. “È ancora presto per valutare l’impatto complessivo della campagna in termini epidemiologici, ma appare evidente che dove la campagna di profilassi è stata avviata per tempo vi è stata una concreta riduzione del numero di bambini ospedalizzati per bronchiolite, mentre l’impatto è stato minore dove è iniziata più tardi. Ora è il momento di lavorare a una strategia comune, per arrivare alla prossima stagione in maniera coordinata e garantire a tutti i neonati la stessa opportunità di protezione”.
Viene riportato come ogni Regione abbia adottato criteri diversi, con forti disuguaglianze nell’accesso alla profilassi, già considerando le tempistiche di avvio della campagna di immunizzazione (dipesa dall’acquisto autonomo delle dosi da parte delle Regioni): Campania, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Molise, Piemonte, Puglia, Sicilia, Toscana, Trentino-Alto Adige, Val D’Aosta, Veneto hanno inziato tra fine ottobre e novembre; Basilicata, Calabria, Lazio, Liguria, Marche, Sardegna a dicembre; Abruzzo e Umbria a gennaio.
Rispetto alla somministrazione, la SIP indica che in quasi tutte le Regioni ai bambini nati nel corso della stagione epidemica (da novembre a marzo) viene effettuata presso il punto nascita, mentre a chi è nato prima di novembre e dopo marzo presso i Pediatri di libera scelta o i centri vaccinali. “Le diseguaglianze su base regionale riguardano i nati fuori stagione. Non tutti i bambini hanno avuto la stessa possibilità di essere protetti dal VRS, perché le Regioni hanno avviato programmi molto difformi e non tutte hanno avuto accesso alle stesse quantità di dosi”, ha detto Raffaele Badolato, coordinatore delle sezioni regionali SIP e curatore della ricognizione.
Secondo quanto rilevato dalla SIP, ci sono tre diversi livelli di copertura: protezione più ampia, con l’anticorpo a tutti i nati dopo il 1° gennaio 2024, in Lombardia, Piemonte, Sicilia, Veneto; copertura parziale, con l’anticorpo ai nati dal 1° aprile 2024 in Friuli-Venezia Giulia, Toscana, Trentino-Alto Adige, Valle d’Aosta, ai nati dal 1° luglio 2024 in Calabria, Liguria, Puglia e ai nati dal 1° agosto 2024 in Campania e Lazio, mentre l’Emilia-Romagna ha inizialmente limitato la somministrazione ai nati in stagione, poi estesa ai nati a settembre: infine copertura limitata, ai nati in stagione (principalmente per la carenza di dosi), in Abruzzo, Basilicata, Marche, Molise, Sardegna, Umbria. Inoltre, l’indagine riporta che la vaccinazione materna contro il VRS è ancora poco utilizzata, disponibile solo in Sicilia e Molise.
“Questa disomogeneità è comprensibile in una fase iniziale, ma non può diventare strutturale”, ha detto Rino Agostiniani, e concluso: “Ora è fondamentale definire per tempo un piano condiviso per la prossima stagione, in modo da superare le difficoltà logistiche e assicurare a tutti i bambini italiani pari opportunità di protezione contro il VRS”.