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Il Bambino Gesù riporta un aumento delle nuove diagnosi dal 2019. Le raccomandazioni della SINPIA sui disturbi della nutrizione e dell’alimentazione
Un aumento del 64% delle diagnosi annuali di disturbi della nutrizione e dell’alimentazione (DNA) dal 2019 presso l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma. La struttura romana riporta come dal 2020 l’Unità operativa semplice di Anoressia e disturbi alimentari del Bambino Gesù abbia registrato un aumento del 38% nell’attività clinica, con day hospital saliti da 1.820 a 2.420 nel 2024. “I dati raccolti negli ultimi anni evidenziano un aumento dell’incidenza dei disturbi alimentari in età pediatrica e adolescenziale”, avverte Valeria Zanna, responsabile dell’Unità operativa semplice di Anoressia e Disturbi Alimentari dell’Ospedale. In particolare, guardando all’andamento annuale per età e diagnosi c’è un incremento significativo dei nuovi accessi tra i più giovani (<10 anni e 11-13 anni): da 59 nel 2019 a 89 del 2024 (+50%).
Rispetto alle diagnosi, viene indicata un’incidenza rilevante delle diagnosi di anoressia nervosa e di disturbo evitante-restrittivo dell’assunzione di cibo (ARFID), aumentati rispettivamente del 68% e del 65% dal 2019; inoltre le nuove diagnosi DNA in generale sono aumentate del 64% (138 del 2019, 226 del 2024). Per il trattamento dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione in età evolutiva il Bambino Gesù adotta un modello terapeutico che si basa su un lavoro multidisciplinare: professionisti delle aree psicologica, nutrizionale, psichiatrica, endocrinologica e cardiologica.
Racconta ancora Valeria Zanna: “Un recente studio condotto dalla nostra equipe, attualmente in fase di revisione, ha messo in luce una preoccupante evoluzione dei disturbi alimentari. Negli ultimi anni, i pazienti più giovani presentano quadri psicopatologici più gravi, sia per la sintomatologia alimentare che per le caratteristiche psicologiche associate. Inoltre, i nuclei familiari di questi pazienti risultano più sofferenti, con difficoltà comunicative, una maggiore fragilità emotiva e un funzionamento complessivo compromesso”. A fronte di ciò, la struttura segue un trattamento calibrato su diversi livelli di intensità e frequenza, con una presa in carico tempestiva e personalizzata. Viene indicato in particolare che il programma di Alta Assistenza, prevede accessi in day hospital con pasto assistito, monitoraggio psichiatrico e nutrizionale, psicoterapia di gruppo per genitori e pazienti e incontri di psicoterapia familiare; con il miglioramento clinico, diminuisce l’intensità della frequenza e il trattamento si concentra sul potenziare le risorse dell’individuo e dei genitori.
Le raccomandazioni della SINPIA
Sui DNA la SINPIA ha elaborato le nuove Raccomandazioni. “I disturbi della nutrizione e alimentazione rappresentano un gruppo eterogeneo e variegato di condizioni che includono quadri più tipici della prima infanzia, fino a quadri più chiaramente caratterizzanti l’adolescenza e giovane età adulta. Il tasso di co-occorrenza con altre condizioni psichiatriche appare alto e spesso risulta complesso distinguere una linea di confine tra le manifestazioni di differenti disturbi, soprattutto in riferimento ai quadri legati ad un neurosviluppo atipico”, afferma Elisa Fazzi, Presidente SINPIA, Direttore della U.O. Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza ASST Spedali Civili, Professore Ordinario dell’Università di Brescia. “È fondamentale che le ragazze e i ragazzi possano essere seguiti da un’equipe multidisciplinare dedicata che includa diverse figure professionali con formazione specifica per l’età evolutiva. Ciò a cui auspichiamo è che l’intervento debba essere precoce, personalizzato e adeguato al livello di intensità necessario alla gravità della condizione e centrato sulla specificità unica dell’età evolutiva”.
“L’anoressia nervosa (AN) tende ad avere nella maggior parte dei casi un esordio subdolo e ingravescente, anche se non sono infrequenti andamenti con rapida evoluzione”, si uniscono Chiara Davico e Maria Pia Riccio, neuropsichiatre infantili rispettivamente a Torino e Napoli, curatrici delle nuove Raccomandazioni SINPIA sui DNA, e aggiungono: “Il disturbo può avere inizio da una dieta che ha l’obiettivo del dimagrimento e della modificazione della forma corporea, in risposta ad un sentimento di insoddisfazione riguardo il proprio aspetto fisico e una bassa autostima; spesso emergono degli eventi traumatici che hanno preceduto la restrizione alimentare. Se non tempestivamente e adeguatamente trattata, l’AN può segnare in maniera indelebile il percorso evolutivo diventando una causa importante di disabilità e di interruzione del percorso di crescita, con conseguenze che possono essere significative anche a lungo termine, sia da un punto di vista psichico che fisico. Non da ultimo, è bene menzionare che si tratta del disturbo psichiatrico che è accompagnato dai più alti tassi di mortalità”.
“Nell’ambito dei DNA l’incremento sempre maggiore di comorbidità psichiatriche e la conseguente complessità crescente dei casi a maggiore gravità, rende i servizi di neuropsichiatria infantile attori indispensabili per la formazione, cultura trasversale e competenza in ambito del neurosviluppo nella cura di tali patologie”, dice Elisa Colombi, Direttore SC di Neuropsichiatria Infantile ASL CN2 Ospedale di Verduno Alba e Coordinatrice della Sezione Epidemiologia e Organizzazione dei servizi di NPIA di SINPIA, e conclude: “Il modello di cura diffuso in Italia prevede la presa in carico delle patologie di interesse neuropsichiatrico attraverso strutture che operano a livello territoriale. Le Unità Operative di Neuropsichiatria dell’Infanzia e Adolescenza (UONPIA) dovrebbero quindi essere le prime realtà sanitarie che intercettano, diagnosticano e trattano i pazienti e le famiglie con DNA seguendo il progetto di cura come case manager fino alla maggiore età”.