Salvata una bimba che aveva ingerito una pila a bottone, grazie alla collaborazione tra i medici dell’AOU Meyer Irccs e dell’Ospedale del Cuore di Massa

Ha un anno la bimba che ha rischiato la vita a seguito dell’ingestione di una pila a bottone: dopo un ricovero in terapia intensiva, ha potuto lasciare la rianimazione dell’Ospedale del Cuore di Massa. Si tratta del terzo caso in Toscana in due mesi: lo scorso novembre una bambina è deceduta e un altro bimbo è stato salvato. E viene lanciato un appello dai medici a tutti i genitori, perché venga posta attenzione alle pile, oggetti molto pericolosi.

Tutto è iniziato con l’arrivo della bambina al pronto soccorso dell’ospedale pediatrico Meyer, dove i genitori hanno raccontato che aveva problemi alla deglutizione e che prima di addormentarsi, aveva giocato con una pila. Una radiografia ha mostrato un corpo estraneo di due centimetri di diametro – nello sfintere esofageo superiore, ed è stato deciso di intervenire.

“La presenza di una pila nella cavità dell’esofago provoca infatti tre tipologie di danni: elettrico, meccanico e chimico”, ha illustrato Roberto Lo Piccolo, il chirurgo dell’AOU Meyer che ha eseguito l’intervento salvavita. “In primo luogo, in una cavità così ristretta quale è quella dell’esofago, l’anodo e il catodo presenti nella pila si attivano e in tempi rapidissimi sono capaci di lesionare gravemente le mucose delle pareti, provocando ulcerazioni anche molto estese. A questo si aggiunge la possibile perdita di acido con conseguenze ancora più gravi”.

Per l’intervento è necessaria la presenza di cardiochirurghi, per il rischio che la lesione raggiunga e danneggi in tempi molto brevi i vasi aortici, con pericolo per la vita. La bambina è stata quindi trasportata all’Ospedale del Cuore di Massa-Fondazione Monasterio, con un team del Meyer composto dal chirurgo-endoscopista Roberto Lo Piccolo, l’anestesista Elena Lenares e una strumentista di sala, Bernadetta De Rosa. Lo staff staff multidisciplinare che ha accolto la piccola era composto da anestesisti e intensivisti pediatrici (Elisa Barberi, Pierantonio Furfori, Michele Collareta e Paolo Del Sarto) da cardiochirurghi (Leonardo Torracchi, Vera Cetera), dal cardiologo (Massimiliano Cantinotti) oltre a infermieri di sala, di anestesia e tecnici di circolazione extracorporea e di radiologia.

“Abbiamo scelto di accogliere la piccola paziente in Sala ibrida perché quella sala consente di eseguire, in caso di bisogno, non solo un intervento cardiochirurgico salvavita, ma anche eventuali indagini radiologiche e angiografiche per documentare eventuali lesioni vascolari”, ha raccontato Paolo Del Sarto, direttore dell’Unità di Anestesia e Rianimazione di Monasterio. L’intervento è stato eseguito in endoscopia e non è stato semplice poiché la pila si era già incuneata nei tessuti dell’esofago e aveva creato una lesione: strumenti di 5 millimetri di diametro sono stati inseriti nella cavità orale e sono state utilizzare pinze minuscole per rimuovere l’oggetto. La bambina è stata quindi trasferita per alcuni giorni in terapia intensiva e dopo il progressivo miglioramento nel reparto di degenza pediatrica dell’Ospedale del Cuore.

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