All’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù effettuati i primi interventi in Europa di impianto di un dispositivo salvavita
Un innovativo dispositivo salvavita, la ‘clessidra’ per il cuore, destinato a persone con gravi cardiopatie congenite, è stato impiantato dai cardiologi interventisti dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù su 5 pazienti di età compresa tra i 15 e i 40 anni con una tetralogia di Fallot. Rappresentano i primi interventi in Europa, a seguito del via libera dell’Unione Europea (il primo impianto per uso compassionevole era stato eseguito nel 2023).
“Questa procedura mininvasiva consente di evitare l’intervento chirurgico a cuore aperto in soggetti particolarmente fragili a causa della loro storia clinica, riducendo così i rischi e migliorandone la qualità della vita” ha illustrato Gianfranco Butera, responsabile dell’unità di Cardiologia Interventistica del Bambino Gesù. “I pazienti possono essere dimessi dopo appena 2-3 giorni”.
Nelle cardiopatie congenite che interessano la parte destra del cuore, quali le stenosi polmonari e la tetralogia di Fallot, è spesso compromesso il funzionamento della valvola polmonare, con un rigurgito polmonare. Quest’ultimo può essere risolto con il posizionamento di protesi valvolari, che di solito vengono impiantate con un intervento chirurgico a cuore aperto o con tecniche endoscopiche, procedure che possono essere difficili o impraticabili per la conformazione irregolare dell’efflusso destro (spesso dilatato per interventi precedenti o altri fattori).
Il nuovo dispositivo è composto da uno stent metallico autoespandibile (a forma di clessidra), progettato per ridurre il diametro dell’efflusso destro dilatato, e da una valvola polmonare standard inserita all’interno dello stent. Con i dispositivi tradizionali, riporta l’Ospedale Bambino Gesù, è possibile trattare dilatazioni dell’efflusso destro di 29 mm, con questa tecnologia fino a 42-44 mm; viene anche aggiunto che le valvole biologiche richiedono sostituzioni periodiche (per il deterioramento), mentre la componente metallica della ‘clessidra’ è duratura e permette nel futuro l’inserimento di ulteriori nuove valvole per via emodinamica.
“Fino a pochi anni fa, pazienti con estese dilatazioni dell’efflusso destro dovevano sottoporsi a interventi chirurgici complessi. Grazie a questo dispositivo, possiamo trattare in modo mininvasivo circa il 70-80% di questi pazienti rispetto all’attuale 40%”, conclude Gianfranco Butera.