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La crescente globalizzazione dell’alimentazione, il cambiamento di abitudini e comportamenti nonché l’introduzione di nuovi cibi o ingredienti impongono al pediatra un aggiornamento sugli allergeni alimentari emergenti
Il tema è stato al centro della relazione del dr. Alberto Martelli (pediatra convenzionato con Ente Mutuo Regionale) nel corso della 14° edizione del Congresso “La Pediatria nella pratica clinica”, svoltosi a Milano nei giorni 7 e 8 febbraio scorso.
Le ciclofilline sono panallergeni rappresentati sia nel mondo animale che in quello vegetale e nei funghi, simili all’interno della stessa classe ma profondamente differenti tra una classe e l’altra.
Le ciclofilline sono note da tempo: un ampio studio epidemiologico negli Stati Uniti sulla sensibilizzazione alle arachidi (Valcour A et al., Ann Allergy Asthma Immunol 2017; 119:262-266) aveva dimostrato già 8 anni fa che circa il 15% dei bambini, malgrado livelli di IgE tra 1,01 e 15 kUA/l, risultavano negativi alle altre IgE sieriche specifiche (Ara h 1, 2, 3, 8 e 9).
Tale evidenza aveva suggerito la possibile sensibilizzazione a una proteina ancora ignota – poi identificata nella ciclofillina – e sconsigliava di effettuare un test di sensibilizzazione orale senza cautele in soggetti con positività al prick by prick o alle IgE specifiche totali per un alimento, ma negatività per le IgE specifiche con la diagnostica molecolare.
Nell’ambito delle vicilline un nuovo allergene è la proteina della nocciola, Cor a16: può dare reattività crociata con i legumi e con alcuni fiori eduli, come Propis juliflora, impiegati nei ristoranti a scopo ornamentale. Per quanto riguarda le proteine della cannabis è di particolare importanza l’allergene Can s3 (da non confondere con Can “f” 3) al quale la sensibilizzazione può avvenire a seguito dell’esposizione al fumo oppure al polline, come rilevato negli Stati Uniti in prossimità delle aree di coltivazione della pianta. Va ricordato che Can s3 dà reattività crociata con fichi, pepe nero e pomodoro, da evitare in caso di sensibilizzazione.
I solfiti agiscono come antiossidanti e conservanti e possono essere presenti sia nelle bevande alcoliche, assunte spesso dagli adolescenti, sia in alcune acque minerali con gas.
Un allergene esotico è l’alfa-parvalbumina: notoriamente diffusa nel pesce, è presente pure nella carne del coccodrillo, il cui consumo è in aumento. L’ombrello gelatinoso delle meduse è commestibile e viene talvolta impiegato come alimento “alternativo”: sono segalati casi di anafilassi ai suoi allergeni (termostabili) anche in soggetti non esposti in precedenza a un contatto diretto (va precisato che l’allergia alle meduse non implica alcun legame con quella a crostacei, molluschi e pesci).
Di insetti oggi si parla sempre più spesso per ragioni di sostenibilità alimentare (sono quattro le specie edibili in Italia), ma a prescindere dalle preferenze soggettive è importante evidenziarne il consumo inconsapevole, stimato circa in 500 grammi ogni anno pro capite: dalla cocciniglia (Kermes vermilio), per esempio, si ottiene il colorante alimentare E120, presente nelle caramelle gommose per bambini, in succhi di frutta, yogurt alla ciliegia, liquori come l’alkermes, bevande e rossetti. Un ulteriore allergene, che accomuna insetti e crostacei, è la tropomiosina.
In conclusione, il pediatra deve prestare oggi maggiore attenzione non soltanto perché si è notevolmente ampliato l’elenco degli allergeni alimentari, ma anche perché le indagini molecolari impongono una valutazione meticolosa e approfondita, al fine di evitare interpretazioni errate o grossolane e di sottovalutare eventuali reazioni crociate.